14 Nov Un tuo cenno
La giornata di Claudio incomincia prima dell’alba, verso le quattro del mattino. Cerca di non far rumore perché il suo compagno di stanza è irritabile, a lui non piace che alzi la voce, anzi non sopporta che nessuno alzi la voce e cerca di andare d’accordo con tutti. L’unica virtù che si riconosce è la tolleranza, verso gli altri, ma non verso se stesso, che non la merita, perché in passato la sua famiglia ha molto sofferto a causa del suo comportamento. Lui è debole, dice, e ricadrebbe nel peccato, se non avesse disciplina.
Claudio si ritiene fortunato perché ha scoperto una religione, rigorosa ed esigente, che da molti anni tiene a freno i suoi demoni, soprattutto l’alcool, ma anche quell’altro che lo fa spesso innamorare. Lo spirito è forte e la carne è debole, dicono, ma lui è convinto del contrario ed ha dovuto darsi una regola: evitare le tentazioni, occupare tutto il tempo in opere di fede, di solidarietà, di assistenza per chi sta peggio di lui, che in realtà in questo momento non sta male. Le voci ci sono sempre, ormai sono diventate compagne abituali, ma ora non lo disturbano. Quando sta male invece lo tormentano, lo criticano, lo contrastano, gli suggeriscono di fare quello che non vuole fare e di avere pensieri che lui non vuole pensare. Claudio si è organizzato in modo da dedicare tutto il tempo ai suoi impegni, ha imparato a farlo quando stava nella comunità, dopo la droga, l’alcool e tutti gli altri comportamenti strani. E’ stato duro il periodo della comunità, tanto che lo ricorda con nostalgia. Dopo la comunità ha convertito tutto se stesso al servizio dei fratelli, in cambio della chiave di una gabbia fatta di rigore, dove ha rinchiuso i suoi demoni. Da allora si sente al sicuro. Tutti quelli che lo conoscono, gli ripetono che fa troppe cose, che così si sfinisce, ma gli altri non possono capire che questo è il suo compito, consumare quella carne che in passato lo ha perduto. Le ultime ore della notte sono il momento migliore per recitare le prime lodi, quando fuori fa buio e nell’appartamento tutti dormono ancora. “O Signore, al mattino tu ascolti la mia voce; al mattino ti offro la mia preghiera e attendo un tuo cenno”, legge Claudio nel libro sgualcito, che tiene sempre con sé. Nella giornata, ci saranno altre celebrazioni, l’ora media, alle nove, alle dodici, alle quindici, poi i vespri e poi la compieta, ma in testa gli rimane questo versetto, attendo un tuo cenno. Claudio attende un cenno, per conoscere la direzione, perché non è facile vedere il sentiero quando le cose non sono quelle che appaiono, come quando gli sembra di fare il bene, e prova quel compiacimento, quella letizia piena di vanità, che sicuramente è opera del demonio. Ed allora, pur avendo fatto il bene, deve pentirsi del piccolo trionfo che lo fa sentire migliore degli altri. E solo facendo penitenza trova pace finalmente, almeno per un poco. Le voci non lo aiutano in questi tranelli, anzi lo distraggono e quando sta male fanno anche di peggio, dicono cose spaventose, lo imbrogliano e lo confondono. Claudio chiude il libro delle lodi e passa a recitare il rosario, il primo di molti altri nella giornata perché non si ringrazia mai a sufficienza Maria, l’unica donna che tiene il serpente sotto i piedi.
Quando sono le sei Claudio è inginocchiato per assistere alla Santa Messa sui banchi della chiesa della parrocchia dove frequenta la confraternita dei Servi di Maria. La chiesa sembra che lo inviti a pentirsi nel suo fasto polveroso, che gli ricorda il transito fugace della gloria del mondo. La gloria è una grande tentazione, lui crede di sapere cosa sia, anche nel suo piccolo mondo, dove si è conquistato il rispetto non solo degli amici, ma anche di quelli che lo curano, per certe sue frasi che rivelano il lato nascosto di ogni cosa. Anche quel riconoscimento è una tentazione di gloria, ma lui non ci cade e continua la sua fatica. Dopo la messa prende l’autobus e va al lavoro nella cooperativa, quasi sempre, se non sente troppo rumore in testa, per le voci che reclamano, i pensieri che corrono troppo veloci, in ogni direzione. A volte le parole gli escono a fiotti, imbrogliano i significati e lui deve avvertire gli altri che tutto va inteso alla rovescia, ma non sempre. Ora sembra che i pensieri siano in ordine, anche se deve correre sempre da un posto all’altro, saltando sugli autobus e camminando veloce con la sua andatura un po’ sghemba. Fino ad ora è riuscito a mantenere gli impegni, frequenta un gruppo di alcolisti anonimi, anche se sono 10 anni che, con l’aiuto della fede, non tocca l’alcool, porta una parola di conforto a quei ragazzi, come dice, del “Diagnosi e Cura”, frequenta l’associazione dei matti, segue un gruppo di persone che sentono le voci, fa le pulizie in appartamento, malvolentieri, ma anche questo è un dovere. Ora, ringraziando la provvidenza, ha una nuova possibilità di fare qualcosa per i suoi amici che, secondo lui, starebbero meglio in una famiglia, ma hanno bisogno di essere incoraggiati, di vedere uno di loro che incomincia, che apre la strada verso il progetto. Sarà lui che farà da apripista. L’ultima famiglia nella quale ha vissuto è stata quella della zia, ma le cose non potevano funzionare, perché aveva già tutti i suoi problemi ed era molto, molto arrabbiato. Ma adesso tutto è cambiato.
La figlia più piccola di Livia rimane per tutto il tempo, perché è curiosa di capire che cosa sia questa novità della persona un po’ strana che dovrebbe venire ad abitare con la sua famiglia. Anna deve stare attenta a quello che fanno i genitori, perché, per esempio, con i due fratellini che sono stati con loro per un certo periodo, non andava molto d’accordo e soprattutto la mamma era troppo impegnata a stargli dietro. Però le sembra che questa volta potrebbe andare meglio perché la persona che deve venire è grande, non avrà molto bisogno della mamma e dormirà nella stanza in alto, tanto la casa è mezza vuota da quando i suoi fratelli grandi sono andati fuori per studiare. Anna era stata con i suoi genitori a vedere dei disegni fatti da persone strane, come quella che abiterà con loro, e lei si era divertita perché anche i disegni erano strani e molto colorati. La mamma, invece diventava sempre più triste perché leggeva le storie di quelli che avevano fatto i disegni, cioè chi erano e come avevano passato la vita, non molto bene a dire la verità, e non le sembrava giusto che ci fossero persone così sfortunate. Ai suoi genitori non sembra mai giusto se le persone stanno male e cercano di aiutarle, è per questo che pregano molto e frequentano delle altre famiglie come la loro, che invece hanno avuto molta fortuna e devono dividerla con gli altri. Anche se ha solo nove anni, queste cose le capisce ed allora ha accompagnato la mamma a parlare, con quelli che fanno incontrare la persona che starà con loro, se va tutto bene. Lei è curiosa, non vede l’ora di conoscerla.
“O Signore, al mattino tu ascolti la mia voce; al mattino ti offro la mi preghiera e attendo un tuo cenno”, legge Claudio nel libro e le sue ginocchia sono piegate dal dubbio, ma il cenno non arriva e tutto, ancora una volta, non è come appare. Credeva di servire il bene, invece, non si è accorto che stava facendo il gioco del demonio, le voci ora non gli danno tregua, lo deridono, parlano di complotti, di potenze che manovrano dall’alto. All’inizio tutto andava bene nella famiglia, ma una certa spossatezza gli aveva fatto perdere il ritmo, non si alzava più prima dell’alba, anche se continuava a fare moltissime cose, il lavoro, la messa, i gruppi, la lettura della parola, e non si accorgeva che qualcosa stava cambiando. La famiglia era quella giusta, pregavano insieme, dicevano il rosario in casa davanti all’immagine della Madonna, giocava con Anna, discuteva con Giovanni perché quella è un’ètà pericolosa per via delle amicizie, lui lo sa bene. Con la nonna aveva un rapporto speciale, perché le persone anziane sono deboli e vengono emarginate, proprio come la gente fa con i matti. Stava bene con loro, forse troppo bene.
Però, hanno esagerato con i festeggiamenti quando ha compiuto gli anni, non era abituato, si stavano sbagliando, lui sapeva di non meritare niente e invece il padre gli aveva addirittura regalato un MP3 per ascoltare la musica. Subito aveva provato una sensazione fisica di calore e di piacere, che poi lo aveva spaventato, perché conosce i metodi del demonio. E lui, Claudio, sa bene che sia il dolore, sia la letizia vengono dal Diavolo. Quando è andato all’incontro insieme a Livia ed il marito lo ha detto chiaramente, a quelli del progetto, che tutto andava bene, ma che era arrabbiato, o meglio sentiva della rabbia, come quando stava nella sua vera famiglia. Era obbligato ad andare veloce, per fare più cose e non darsi tempo di ascoltare le voci che incominciavano ad importunarlo. Ad un certo punto ha incominciato a sentirsi costretto a fare quelle cose che pure erano le stesse che faceva di solito, come per esempio fare il clown per far ridere, come sempre, ma non era lui a decidere, era obbligato a farlo e si sentiva un vero clown, cioè un pagliaccio. E sembrava che tutti gli altri ridessero, ma in realtà lo deridevano. In certi giorni le cose andavano meglio, ma sempre più spesso si sentiva costretto, ed aveva paura perché quando si è obbligati si possono compiere delle azioni, anche senza volerlo veramente. E Claudio non voleva fare il male, quello che si fa senza accorgersene, pensando che si sta facendo il bene. C’era qualcosa che stava prendendo il sopravvento, come se avesse smarrito le chiavi di quella gabbia ben fatta nella quale si sentiva libero, libero di scegliere di fare il bene, quello vero e non quello che nascondeva il male dietro l’apparenza.
Claudio ora ha paura perché il mondo gli appare dominato dal male, dal grande clown che si è tolto la maschera; anche in famiglia non si sente al sicuro, perché succedono cose strane che non sa spiegarsi, come il fatto delle lancette dell’orologio che si spostano e lui perde la nozione del tempo e nessuno si preoccupa se andrà all’inferno. Eppure vuole bene a quei ragazzi, forse, neppure adesso, le cose sono come gli appaiono e dovrebbe rimanere con loro, che in questo momento sono smarriti, non sanno cosa fare, lo vede anche lui.
Claudio e la famiglia vengono all’incontro. Ci raccontano i cambiamenti che si sono verificati e scelgono di darsi il tempo per decidere insieme sulla convivenza, in attesa di quel cenno in cui tutti loro vogliono credere.